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Marco VALSECCHI

Catalogo mostra, Galleria delle Ore, Milano, 1966.

 

Da questa personale di Tino Repetto, pittore ligure trasferitosi a Milano, si rileva subito che la realtà naturale è un dato esistente per il pittore, da cui non poter prescindere. Ma è una realtà che serve piuttosto di appoggio per l’operazione immaginativa, che tende a crescere in una dimensione di libera fantasia, in un rispecchiamento di luci, di colori, di sensazioni, che traggono la loro forza evocativa da un profondo stato emotivo. In questo senso il lavoro di Repetto condivide l’avventura dell’arte moderna, che tende a «inventare» laddove nel passato tendeva a «riconoscere». Il punto di partenza può essere quindi, anzi quasi sempre è, un paesaggio; ma la continuazione è affidata alla mutevolezza del mondo interiore, che si illumina di repentine trascolori ture, di trasparenze finissime della percezione, creando un’immagine valida per una sua propria vita. E’ un paesaggio che la stagione dilava o accende di luci chiare, con nuvole riflesse, velieri in corsa, segni veloci dell’immaginazione che senza sforzo ci conducono in una dimensione aerea. Potrebbe sembrare una pittura destinata al gusto prezioso dell’occhio; ma bisogna avvertire la profonda necessità di filtrare il reale in questa sottile consistenza di una pittura che è riflesso di una disposizione mentale adatta a sciogliere gli ingorghi confusi della natura su uno schermo di trepide intuizioni. La finezza di queste modulazioni di colore, che si intrecciano sulla spinta di un’emozione che vuole trasfigurare la realtà quotidiana ed esprimere una delicata elegia, ci conferma che siamo dinanzi a un’intelligenza sincera, a un animo sensibile che trova nel dipingere, anzi nel colore tenuo, mai aspro né secco, la sua felicità, anzi la sua verità.

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